drop-out
variazioni sul tema di partecipazione politica a cura di Penzo+Fiore, con la collaborazione di Barbara Fragogna
Opening venerdì 11 ottobre – h. 22.00 – Rivolta / Marghera
Orari: mar-ven 15.30/19.00 – sab-dom 9.30/13.00 – 15.30/19.00
Artisti in mostra:
Adalberto Abbate, Petrov Ahner e Nicolas Clauss
Il termine drop-out si riferisce a chi esce dai modelli comportamentali della società cui appartiene. È l'atteggiamento degli individui che scelgono di interrompere un'occupazione approvata socialmente per qualcosa di inedito e di inaspettato. Alla sua base si può leggere un desiderio di autenticità o di trasformazione, agito con l'interruzione di qualsiasi azione approvata e condivisa a livello di condotte medie.
La politica è, aristotelicamente parlando, una pulsione naturale che contraddistingue l'uomo per la sua innata vocazione a partecipare alle scelte che caratterizzano la società in cui è immerso. La polis è il fulcro di questa azione, fatta di persone che cercano una modalità proficua per stare insieme. Al suo interno l'agorà, il cuore pulsante di un assembramento umano consapevole della necessità di creare un vuoto dichiarato, per contenere un pensiero in azione e in relazione. L'etica è parte della politica perché la politica è lo spazio pubblico in cui si manifesta l'azione umana.
A Mestre, la città del crescere della politica, quella in cui un festival ad essa dedicato aumenta le sue dimensioni di anno in anno, la questione dell'amministrazione e gestione della cosa pubblica non è solo faccenda da “governanti”, ma anche e di più di quella base in grado di lanciare segni costanti a chi deve far fruttare la rappresentanza. L'atteggiamento di drop-out, allora, caratterizza la capacità di uscire dal flusso inalterabile dello scorrere delle cose, per trovare la spinta autentica verso una trasformazione radicale del modello costituito.
Il Rivolta di Marghera è una pagina della storia politica della città, da qui l'idea di portare tre artisti che declinano un loro personalissimo sguardo su questo tema.
Adalberto Abbate, che negli anni ha segnato il suo percorso attraverso intuizioni sconcertanti e argute come le mazze da baseball perfettamente tornite, intitolate “For politicians only”, esporrà un'altra opera che appartiene alla serie chiamata significativamente “Rivolta”. Nelle sue foto “Venice says”, l'artista si appropria dell'urlo muto delle città in cui si trova a passare, cercando le tracce di quel drop-out di massa che si manifesta nelle scritte sui muri, per mettere in evidenza il dissenso. Il suo gesto di appropriazione diventa nobilitazione e megafono di una comunicazione intima e pubblica allo stesso tempo, capace di forare la superficie di stampa per inserirsi in una comunità virtuale di una città sconosciuta.
Petrov Ahner, il fotografo di origine Slovacca che, dopo anni a Parigi, approda a Berlino e scopre il Tacheles, la storica kunsthaus nel centro di Mitte, un'icona della resistenza artistica diventato vero e proprio monumento cittadino, dopo l'occupazione del 1990. Con il reportage “Kunsthaus Tacheles-Retrospective”, il fotografo ha registrato quotidianamente l'azione culturale e politica del centro d'arte nei suoi ultimi due anni di vita, condividendone lotte, vittorie e sconfitte con lo sguardo al contempo coinvolto e distaccato necessario per un reportage di questa natura. La selezione delle migliaia di scatti è stata curata da Ahner insieme a Barbara Fragogna, curatrice della kunsthaus dal 2008 fino allo sgombero, nel 2012.
Chiude il cerchio il primo tassello del nuovo lavoro dell'artista francese Nicolas Clauss, opera che vede la sua prima esposizione italiana proprio per Contro Zona. Il video “Fès, videografia aleatoria#1”, rappresenta una scena della vita quotidiana della piazza di Fès, in piano fisso. La decostruzione della linearità del film permette, in un caleidoscopio di vibrazioni, di rendere evidenti allo spettatore dettagli minimi, che verrebbero altrimenti totalmente persi. Fès è la prima città ad entrare nel novero delle piazze che daranno vita, nel 2015, ad “Agoras”, una video installazione di grandi dimensioni che porterà all'attenzione dello spettatore proprio il nucleo della piazza, fucina dell'idea stessa di politica, in contesti geograficamente, culturalmente e economicamente diversissimi tra loro. Una focale puntata sui dettagli minimi, silenti, intelligenti, capaci di dare spunti infinitamente piccoli e di rivoluzionaria importanza.
Orari: mar-ven 15.30/19.00 – sab-dom 9.30/13.00 – 15.30/19.00
Artisti in mostra:
Adalberto Abbate, Petrov Ahner e Nicolas Clauss
Il termine drop-out si riferisce a chi esce dai modelli comportamentali della società cui appartiene. È l'atteggiamento degli individui che scelgono di interrompere un'occupazione approvata socialmente per qualcosa di inedito e di inaspettato. Alla sua base si può leggere un desiderio di autenticità o di trasformazione, agito con l'interruzione di qualsiasi azione approvata e condivisa a livello di condotte medie.
La politica è, aristotelicamente parlando, una pulsione naturale che contraddistingue l'uomo per la sua innata vocazione a partecipare alle scelte che caratterizzano la società in cui è immerso. La polis è il fulcro di questa azione, fatta di persone che cercano una modalità proficua per stare insieme. Al suo interno l'agorà, il cuore pulsante di un assembramento umano consapevole della necessità di creare un vuoto dichiarato, per contenere un pensiero in azione e in relazione. L'etica è parte della politica perché la politica è lo spazio pubblico in cui si manifesta l'azione umana.
A Mestre, la città del crescere della politica, quella in cui un festival ad essa dedicato aumenta le sue dimensioni di anno in anno, la questione dell'amministrazione e gestione della cosa pubblica non è solo faccenda da “governanti”, ma anche e di più di quella base in grado di lanciare segni costanti a chi deve far fruttare la rappresentanza. L'atteggiamento di drop-out, allora, caratterizza la capacità di uscire dal flusso inalterabile dello scorrere delle cose, per trovare la spinta autentica verso una trasformazione radicale del modello costituito.
Il Rivolta di Marghera è una pagina della storia politica della città, da qui l'idea di portare tre artisti che declinano un loro personalissimo sguardo su questo tema.
Adalberto Abbate, che negli anni ha segnato il suo percorso attraverso intuizioni sconcertanti e argute come le mazze da baseball perfettamente tornite, intitolate “For politicians only”, esporrà un'altra opera che appartiene alla serie chiamata significativamente “Rivolta”. Nelle sue foto “Venice says”, l'artista si appropria dell'urlo muto delle città in cui si trova a passare, cercando le tracce di quel drop-out di massa che si manifesta nelle scritte sui muri, per mettere in evidenza il dissenso. Il suo gesto di appropriazione diventa nobilitazione e megafono di una comunicazione intima e pubblica allo stesso tempo, capace di forare la superficie di stampa per inserirsi in una comunità virtuale di una città sconosciuta.
Petrov Ahner, il fotografo di origine Slovacca che, dopo anni a Parigi, approda a Berlino e scopre il Tacheles, la storica kunsthaus nel centro di Mitte, un'icona della resistenza artistica diventato vero e proprio monumento cittadino, dopo l'occupazione del 1990. Con il reportage “Kunsthaus Tacheles-Retrospective”, il fotografo ha registrato quotidianamente l'azione culturale e politica del centro d'arte nei suoi ultimi due anni di vita, condividendone lotte, vittorie e sconfitte con lo sguardo al contempo coinvolto e distaccato necessario per un reportage di questa natura. La selezione delle migliaia di scatti è stata curata da Ahner insieme a Barbara Fragogna, curatrice della kunsthaus dal 2008 fino allo sgombero, nel 2012.
Chiude il cerchio il primo tassello del nuovo lavoro dell'artista francese Nicolas Clauss, opera che vede la sua prima esposizione italiana proprio per Contro Zona. Il video “Fès, videografia aleatoria#1”, rappresenta una scena della vita quotidiana della piazza di Fès, in piano fisso. La decostruzione della linearità del film permette, in un caleidoscopio di vibrazioni, di rendere evidenti allo spettatore dettagli minimi, che verrebbero altrimenti totalmente persi. Fès è la prima città ad entrare nel novero delle piazze che daranno vita, nel 2015, ad “Agoras”, una video installazione di grandi dimensioni che porterà all'attenzione dello spettatore proprio il nucleo della piazza, fucina dell'idea stessa di politica, in contesti geograficamente, culturalmente e economicamente diversissimi tra loro. Una focale puntata sui dettagli minimi, silenti, intelligenti, capaci di dare spunti infinitamente piccoli e di rivoluzionaria importanza.